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Ass. Costone Ricreatorio Pio II
Centodieci anni fa, il 6 gennaio del 1907, veniva inaugurato ufficialmente il Ricreatorio Pio II al Costone. Mons. Nazareno Orlandi vedeva così realizzato il suo sogno che inseguiva da anni. Questa data rappresenta per tutti i Costoniani, la nascita delle molteplici attività che da oltre un secolo gravitano nell’orbita del Sodalizio senese: da quelle culturali a quelle sportive, ricreative e sociali. Un impegno che si protrae nel tempo con un’impronta cristiana voluta fortemente da Nazareno Orlandi che il Costone ricorda con immutata riconoscenza e affetto. Erano quelli di inizio secolo, anni difficili, ma nonostante tutto, il giovane prete senese, non perdendosi d’animo e bussando porta a porta, riuscì a racimolare un somma abbastanza consistente, ma che non poteva bastare per definire il contratto d’acquisto dei locali che accoglievano la vetusta Scuola-giardino ‘Vittorino da Feltre’. In suo soccorso però ecco giungere il contributo del nobile senese conte Pietro Piccolomini Clementini che prima di morire in giovane età, promise all’Orlandi di fargli avere i soldi necessari per l’acquisto e la ristrutturazione dei locali al Costone. Fu proprio una manna dal cielo, l’Orlandi la considerò tale, tanto da intitolare il Ricreatorio a Pio II, papa Enea Silvio Piccolomini. Il contratto d’acquisto fu stipulato il 19 giugno del 1906 presso lo studio del notaio Socci e dopo alcuni mesi di lavori all’interno delle varie strutture, ecco il giorno dell’inaugurazione, proprio in occasione dell’Epifania. Oltre 300 persone intervennero alla cerimonia, tra cui tutte le autorità cittadine. Da lì a poco, i ragazzi scesero a frotte giù per la ripida Piaggia, invadendo quotidianamente il Ricreatorio. La Città poteva finalmente godere di uno spazio interamente riservato ai giovani. L’Orlandi a distanza di anni, prima della sua morte, avvenuta nell’agosto del 1945, così scrisse: <Ne siete passati a migliaia sotto i miei occhi, molti di voi li ho perduti di vista, alcuni li ho ritrovati nelle diverse città d’Italia, dove mi sono veduto salutare e chiamare a nome da volti per me sconosciuti, perché mutati nel tempo, ma che si ricordavano del loro direttore. Nessuno di voi ha dimenticato l’educazione ricevuta nella sua giovinezza dalla nostra istituzione. Si vede che il buon seme gittato nei vostri cuori è rimasto e ha germogliato. Continuerò a chiamarvi ‘i miei giovani!’>
R.R.